Appunti su Belgrado
Appunti su Belgrado
Belgrado non è Berlino
"Belgrado non è Berlino" le parole di mio cugino Predrag Dragosavac, giornalista, conduttore radiofonico, profondo conoscitore della sua città natale, emigrato da pochi anni in Svezia per amore, mi risuonano nella testa da giorni.
Mi sento in colpa, so di amare Belgrado pur senza conoscerla abbastanza, ma, complice la nostra inveterata abitudine occidentale di etichettare, brandizzare ogni cosa, anch'io son caduto nel tranello di cercare similitudini rassicuranti con il già visto.
Belgrado è Belgrado, pur ricordando per certi versi molte città a noi già note, il suo genius loci, la sua specificità, balza agli occhi dopo poche ore di permanenza: vi capiterà di pensare ai colli di Roma mentre vi inerpicate su strade ripide o visitate la fortezza di Kalemegdan o ne assaporate la mollezza dolce del vivere; Atene, ogni volta che vi chiederete dove trovano i suoi abitanti il tempo ed il denaro per affollare centinaia di caffè fumando sigarette e bevendo litri di caffè, Vienna, tutte le volte che incrocerete le testimonianze imperiali della Iugoslavia Felix, i Grandi Palazzi della Federazione,i Palazzi del benessere economico, la Torre Geneks o il Sava Centar (puro stile Blade Runner); certo, alcuni quartieri di Belgrado, con case fatiscenti e spazi occupati da artisti, profughi e gallerie d'arte vi ricorderanno anche Berlino e, ovviamente Parigi, nelle aspirazioni architettoniche che hanno reso la Ville Lumiere un ideale a cui per almeno un secolo s'è uniformato il giovane stato serbo.
Aviano Aviano
Non tornavo a Belgrado da diciassette anni, la città che ho lasciato nel 2000 cercava ancora, faticosamente, di riprendersi dai terribili bombardamenti NATO, anziani professori eleganti con papillon di seta intenti a rovistare nei bidoni della spazzatura, decine di branchi di cani, di ogni razza e taglia, vittime della scomparsa del ceto medio iugoslavo, tra guerre, iperinflazione e spericolate piramidi finanziare, a vagare persino sulla Knez Mihajlova, il Corso più elegante della Città.
L'incredulità della gente per quello che era successo, l'orgoglio, che ancora perdura, per aver perso la guerra solo ai punti, contro un nemico che non ha mai avuto il coraggio di scendere dal cielo e combattere a terra, un nemico che non si è fatto scrupoli a colpire l'ambasciata cinese, a bombardare la sede della radiotelevisione iugoslava, uccidendo tecnici e giornalisti.
Vent'anni dopo, sono seduto, ai tavoli di un caffè sulla Ada, con un veterano della guerra del Kosovo, un po' brillo, mi grida addosso: "Aviano ! Aviano !" quasi un mantra, tra racconti di guerra ed una rabbia mal sopita, cerco di spiegargli che mia madre era serba, che il mio (anziano)nonno e mio zio erano entrambi combattenti volontari, che mio zio Ivan, della contraerea iugoslava, ha buttato giù uno Stealth "invisibile" con tecnologia obsoleta degli anni '50, non mi sente, urla Aviano ogni cinque parole e, io, inizio a chiedermi se non mi stia facendo venire qualche senso di colpa per essere stato distante così a lungo, per non aver fatto altro che spiegare ai miei amici in Italia quel che succedeva, sentendomi sempre dire che gli Slavi son crudeli e che, sì, insomma, bisognerebbe conoscere meglio la Storia ma d'altronde è tutto così complicato... l'Ignoranza come scusa.
Visegradska Ulica
La Belgrado capitale, con le ambasciate nei dintorni della via Visegradska, dove mia nonna impara buone maniere, ricette di cucina, l'arte dello stirar camicie dalla Baba Franca, prozia slovena, cuoca delle cucine reali e del Maresciallo Tito poi, buone maniere e carisma che la nonna, userà per strappare in faccia a Rankovic, temutissimo Ministro degli Interni, la sua tessera di partito, per aver sacrificato, gioventù e beni, in una guerra partigiana, sulle montagne, con la chimera di una società di uguali.
Nonna, uscì viva da quel ufficio e con un appartamento per lei e mia madre, da quel giorno tornò vagamente capitalista e libertaria.
Resta qualche foto di famiglia, dei primi anni cinquanta, con nonna, suo marito, quattro bambini vestiti total white o alla marinara, intenti a salire le scale di un bimotore per andare in vacanza a Spalato, dunque gulag o cafè society questa temibile Iugoslavia comunista ?
Indelebili pure le visite di nonna ai compagni di guerra, diventati generali per pretendere e ottenere carriere per il genero militare, lo zelo con cui seguì alla televisione i funerali di Tito, attenta ad ogni diritto di sedia o sgabello, peggio di Saint Simon, e felice che sua cugina, addetta al protocollo del funerale, stesse facendo un buon lavoro permettendo a Jovanka, First Lady, ma in disgrazia, di partecipare alle esequie.
La Belgrado, con i negozi per stranieri, in cui mia madre, viziata figlia di separati, comprava i suoi primi look esistenzialisti e respirava l'aria bohémienne della capitale, fatta di osterie, dischi di jazz, artiste trasgressive e bellissime come Olja Ivanjicki e tanta buona letteratura e cinema innovativo e coraggioso ( è l'epoca della Onda Nera: artisti, registi, scrittori impegnati in una nemmeno tanto velata critica alla politica dell'epoca che raccoglieranno premi nei Festival di mezzo mondo ).
Genet, Marais,
Jean Genet ebbe modo di visitare i "bagni penali" del giovane regno di Iugoslavia a cavallo degli anni '30 e ne dá un racconto vivace ne "Il Diario di un Ladro", son figure larger than life, archetipi di maschi alfa con parolacce estremamente visive e volgari che affascinano il giovane Jean, tanto da farlo innamorare del serbo Stilitano .Questa meglio gioventù serba farà a gara nell'accogliere e far divertire anche Jean Marais in tournée teatrale a Belgrado negli '60, alcuni prenderanno la via dell'estero, il passaporto in epoca iugoslava era facile da ottenere ed era un'ottima maniera per liberarsi degli elementi più scomodi; in previsioni delle guerre degli anni '90 molti elementi fecero ritorno in patria e si occuparono delle pulizie che l'esercito non poteva fare senza pubblicità.
Poi arriveranno gli anni dopo le guerre con gli stessi cattivi ragazzi intenti a tenere in ostaggio lo stato, a dettare regole e cambiare gusti e stili di vita di un'intera classe dirigente.
L'odore dei soldi
L'argomento principale delle conversazioni belgradesi in questi giorni, è il denaro; orecchio di sfuggita tranci di discorsi, soldi per terreni edificabili, soldi per guadagni veloci, soldi per protesi al silicone,grattacieli che spuntano come funghi, fuoristrada grandi come furgoni anche nelle strette viuzze di Dorćol,un vangelo neoliberista che rende tutti uguali, uguali nel desiderare gli stessi oggetti, gli stessi status symbol in ogni parte del mondo, per una massa di consumatori tutti uguali, tutti senza diritti...
Giuseppe Boscaro junior aka Jason Bolkano è un’esperto di arte e antiquariato, convertito al WEB 2.0. In rete la sua anima un po’ barocca, un po’ illuminista ha intrapreso la via di Instagram per raccontare la città più "raccontata" del mondo. Iger e blogger appassionato, grazie alla profonda conoscenza della città e della laguna, crea percorsi inaspettati alla scoperta di Venezia . Consulenti d’eccellenza i suoi 4 gatti, rigorosamente veneziani. Parla veneziano, italiano, serbo e inglese.