In bilico #fromwhereistand
Sono le undici e trenta del 31 luglio 2017, mentre un signore, di mezza età, viene colto nell’atto di salire in cima ad una sedia piuttosto usurata degli anni ‘50, potrebbe sembrare l’inizio di un tentato suicidio, l’uomo è sicuramente provato, le gambe tremano, si nota molta esitazione nella sua ascesa, a cinquanta centimetri dal pavimento con la testa vicina al soffitto, la faccia scettica e rassegnata.
In realtà stiamo assistendo ad un esercizio, nel suo caso, essendo la prima volta, anche ad un esperimento: compiere un atto banale, stare in cima ad una sedia il più a lungo possibile, rafforzando la Volontà.
Il nostro protagonista non è impazzito, non è più eccentrico della media delle persone, non affolla asettici alberghi di periferia cercando risposte in guru di dubbia fama, non vuole diventare leader di se stesso, non vuole diventare più disinvolto o più ricco, quello che il nostro signore di mezza età sta cercando di eseguire è un esercizio che gli ha proposto la sua psicoterapeuta, compiere un atto molto semplice come esercizio di concentrazione e riflessione.
Ha pensato di rivolgersi ad uno psicoterapeuta quando una mattina di primavera, in una piccola piazzetta italiana ha avuto il suo primo attacco di panico, attacco provocato da una fila di taxi, placidamente in attesa del prossimo cliente; mentre ricorda i motivi che lo hanno portato a pensare di avere bisogno di aiuto, il nostro signore di mezza età, inizia a sentire delle piccole scariche, dei formicolii, e la sensazione di intorpidimento che si sta impossessando delle sue gambe ormai ferme nella stessa precaria posizione da più di venti minuti.
In quella piccola piazza italiana gremita di taxi, il nostro, ai primi di marzo, quel giorno era vuota, ha dovuto chiedere al proprietario dell’edicola di giornali di chiamare un taxi per arrivare quanto prima al reparto di Oncologia.
Mentre sua madre piangeva e si lamentava per i dolori lancinanti, paura e dolore affollavano la sua mente e lui, incredulo, pensava che, no, non era ancora finita, ora i medici avrebbero fatto qualcosa, qualunque cosa.
Mentre ricorda, le gambe iniziano veramente a fare male, accenna movimenti in equilibrio precario, i piedi ormai sono completamente intorpiditi, dopo trenta minuti, il nostro stilita e le sue vene varicose iniziano a sentire il dolore.
Pensa che non è il dolore che sentiva sua madre a marzo, talmente intenso da non essere placato nè dagli antidolorifici nè dalla morfina, pensa che in cima alla sedia, sta iniziando a girargli la testa; ha sempre sofferto di vertigini, c’è stato un tempo in cui pensando di poterne guarire è salito sul tetto di casa e, strisciando contro ruvide tegole, ha cercato di riparare i guasti del maltempo.
Ha riparato un tetto, a dieci metri d’altezza, senza guarire le sue paure, e anche oggi, dopo quaranta minuti di esercizio, i dolori refrattari della vita sono ancora lì a ricordargli i suoi limiti.
Cinquanta minuti dopo l’inizio dell’esercizio, il nostro protagonista cerca di scendere dalla sedia, senza farsi ancora più male, la parte più difficile per tutti.
Giuseppe Boscaro junior aka Jason Bolkano è un’esperto di arte e antiquariato, convertito al WEB 2.0. In rete la sua anima un po’ barocca, un po’ illuminista ha intrapreso la via di Instagram per raccontare la città più "raccontata" del mondo. Iger e blogger appassionato, grazie alla profonda conoscenza della città e della laguna, crea percorsi inaspettati alla scoperta di Venezia . Consulenti d’eccellenza i suoi 4 gatti, rigorosamente veneziani. Parla veneziano, italiano, serbo e inglese.